MARCO
STAGI
Sono nato il 14 dicembre 1990 ad Alzano Lombardo, in provincia di Bergamo, da genitori bergamaschi, sono quindi un bergamasco DOC !
Amo moltissimo la mia città ed è per questo che, dopo molto vagare, sono tornato qui.
Mi sono diplomato alla scuola alberghiera di San Pellegrino Terme ma da sempre ho desiderato fare questo mestiere, sin da quando, da piccolo, cucinavo con mia nonna.
La domenica, ricordo che arrivavo a casa sua e c’era quell’odore di polenta abbrustolita, un profumo di domenica e famiglia. Ho sempre amato questa abitudine di ritrovarsi la domenica a mangiare polenta e cotechino, stando insieme. Tradizioni che spesso si sono perse, ma che un giorno, spero, torneranno.
Grazie a mia nonna, mi sono avvicinato ai fornelli, poi è arrivata la scuola alberghiera, dove mi sono diplomato nel 2008, e nel mentre, ho lavorato, facendo le stagioni estive, a Porto Cervo e poi a Siena. Cose di poco valore, finché un giorno ho iniziato la mia esperienza lavorativa all’Osteria della Brughiera a Villa d’Almè. In quel periodo ho lavorato con “Paolone” (Paolo Benigni attualmente chef del Patanegra di Paratico), una persona che mi ha letteralmente preso per i capelli e mi ha detto “fai questo mestiere!” Uno chef che mi ha stimolato e spronato tantissimo e mi ha fatto capire che questo era ciò che desideravo per la mia vita. Mi ha trasmesso tutta la sua passione, la sua grinta e la sua tenacia.
All’Osteria della Brughiera sono rimasto più di due anni. Periodo in cui ho imparato moltissimo e ho deciso di voler fare altre esperienze, salire di livello e fare cose più ricercate.
Da qui sono andato ad Alba e ho lavorato per nove mesi a La Piola, la trattoria del ristorante Piazza Duomo. Lì si fa cucina d’autore, una cucina tradizionale piemontese, che adoro. Ad Alba sono rimasto per i successivi cinque anni, lavorando da Enrico Crippa e passando per tutte le ‘partite’ in cucina.
In quel periodo ho conosciuto persone provenienti da ogni parte del mondo: dal Canada, dagli Stati Uniti, dal Sudamerica, dal Giappone, dalla Cina, dalla Tailandia, persone davvero squisite che mi hanno spronato ad imparare le lingue. Sono stati anni davvero duri, ma anche divertenti e posso dire che finora sono stati i cinque anni più belli che ho vissuto.
Dopo questa esperienza sono partito per il Portogallo, ho lavorato per tre settimane in un Hotel a Santa Cruz, con lo Chef Leonardo Pereira (storico chef di cucina di Renè Redzepi al Noma). Poi il Canada per circa un mese, li ho bazzicato in un ristorante che si chiama Toquè, diretto dallo Chef Normand Laprise, per poi tornare a Piazza Duomo.
Dopo quei cinque anni ho chiesto a Crippa “che faccio? ” e lui mi ha risposto “Perché non vai all’estero a farti una bella esperienza?”. Mi sono guardato attorno cercando i ristorante pluristellati dalla Guida Michelin in Europa. ho trovato il ristorante Hof van Cleve a Kruishoutem, dello chef Peter Goossens, aperto da trentacinque anni e premiato con 3 stelle da venti. Un posto eclettico con una cucina estremamente fusion, un mix tra nordico e francese.
Hof van Cleve è un ristorante piccolissimo da solo 25 coperti, mi ha subito affascinato! Sono stato il primo italiano a lavorare li, in trentacinque anni di storia e anche questa cosa mi ha stimolato a fare del mio meglio. Ci sono rimasto per due anni e mezzo, imparando moltissimo dalla lingua alla cucina con prodotti del mare del Nord della Bretagna.
Conclusa questa esperienza sono tornato in Italia, per lavorare come sous-chef a Casa Perbellini. Qui ho imparato molto soprattutto a livello di gestione della cucina.
Ho deciso infine di tornare a casa, a Bergamo, ed è qui che ho incontrato Angelo Agnelli e la sua proposta di diventare lo chef di Bolle a settembre 2020.
Adoro questo ristorante e lo stile che trasmette. Sono un appassionato di musica metal e trash metal, sono anche un batterista. Bolle con i suoi grigi e lo stile minimal, mi rispecchia molto, è schietto e sintetico come lo sono io.
La cucina che ho voluto proporre a Bolle è proprio questa; una cucina minimale e geometrica, essenziale e senza troppi fronzoli o inutili orpelli.
Io sono una persona pratica e negli altri ammiro sempre la concretezza.